Lecce, detenuto morto 15 medici indagati e ispettori in carcere. La morte dopo il digiuno.

Cellulare che varca il cancello esterno di un carcere

Lecce, detenuto morto 15 medici indagati e ispettori in carcere. La morte dopo il digiuno. 17/05/2012. Fonte: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it. LECCE – Sono 15 i medici dell’istituto penitenziario di Borgo San Nicola finiti sotto inchiesta per la morte di Virgil Cristia Pop, il 38enne cittadino rumeno di Bucarest deceduto nella notte fra il 12 ed il 13 maggio dopo aver portato avanti per 50 giorni lo sciopero della fame. Un atto dovuto, da parte del pubblico ministero Carmen Ruggiero, che dopo essere stata avvisata del decesso del detenuto ha avviato d’ufficio le indagini.

Sul suo fascicolo sono finiti i nomi di tutti i medici che hanno visitato il 38enne nel corso della sua detenzione. nelle scorse ore, sono partiti gli avvisi di garanzia, in vista del conferimento dell’incarico medico-legale ai dottori Ermenegildo Colosimo e Roberto Vaglio. Questa mattina il pm illustrerà loro i quesiti, mentre per domani è stata fissata l’autopsia. La procura vuole essere certa che si sia fatto tutto il possibile per salvare la vita del detenuto. In particolare, si vuol chiarire se la direzione del carcere abbia o meno tardato nel trasferimento del cittadino rumeno nell’ospedale «Vito Fazzi» di Lecce.

Parallelamente all’inchiesta penale, ne è stata aperta anche una da parte del Ministro della giustizia. Il guardasigilli Paola Severino ha incaricato i membri dell’ufficio ispettivo del Dap (dipartimento di amministrazione penitenziaria) di effettuare tutti gli accertamenti del caso.

Virgil Cristria Pop si trovava dietro le sbarre dal 2000, ed avrebbe dovuto restarci fino al 2018. Aveva infatti accumulato una serie di condanne passate in giudicato, per reati contro il patrimonio e la persona. Così era iniziato il suo peregrinare per le carceri italiane, fino ad arrivare a gennaio scorso a Borgo San Nicola.

La detenzione, però, per lui era diventata insostenibile. Non voleva più stare dietro le sbarre, voleva ottenere il beneficio della sospensione condizionale della pena per poter lavorare e guadagnare qualcosa. Così erano iniziate le sue continue richieste di colloquio, per poter parlare con il magistrato di sorveglianza. Ma niente, ogni tentativo è stato vano.

A quel punto, il 38enne ha iniziato lo sciopero della fame. Un’astinenza forzata portata avanti con convinzione e con altrettanta disperazione. Ogni giorno un medico, uno psicologo ed uno psichiatra cercavano di dissuaderlo, ma inutilmente. Poco prima di essere ricoverato, si era anche sfilato dal braccio l’ago della flebo che gli era stata somministrata per consentirgli di nutrirsi. A quel punto, il ricovero al Fazzi si è purtroppo rivelato inutile. Il nutrimento che gli è stato somministrato nelle ultime ore non gli è bastato a salvargli la vita.

«Per mio fratello voglio giustizia», ha detto Alessandro Assael, 34 anni, fratellastro di Virgil Cristia Pop, «e prima di tutto, voglio sapere perché lo hanno lasciato morire così, in un letto d’ospedale. Un essere umano non può essere lasciato morire come un cane abbandonato».