Tempo

In questo luogo di reclusione il tempo non passa. Il tempo scandito dai ferrei orari della comunità (sveglia, colazione, pranzo, siesta, cena) è grumoso, oleoso, plastico, difficile a fluire. Costituito da lunghe attese. E' una massa informe e grigia, sempre uguale a se stessa; è facile confondere fra loro due giorni diversi; questi sono quasi tutti simili fra loro, colorati dell'identico, omogeneo e pastoso grigio fumo.

Il mondo esterno a questa comunità mi ha quasi del tutto dimenticato, pare. Come se non fossi mai esistito. Il maelstrom della psichiatria forense mi ha ingurgitato e non mi restituirà tanto facilmente. Mi sto abituando alla reclusione. Riabituarmi alla libertà non sarà facile, temo. Dopo un così lungo periodo di sua privazione, dovrò riabituarmi alla libertà, a piccoli sorsi, a piccoli passi. Se mai tornerò libero.

Per tenere i contatti con l'esterno, avevo tracciato e colorato tanti piccoli disegni, e con questi realizzato dei video, tanti coriandoli colorati per dire agli amici: "vi ricordate di me? Esisto!!!". Inutile realizzarli, inutile inviarli: sono inutili al loro scopo. E' già molto se la persone pensano e si preoccupano dei parenti stretti, figli e genitori! Figurarsi se pensano ad un povero vecchio inutile pazzo come me.

Il tempo scorre grumoso, inutile a se stesso, in questa struttura. Qui il tempo è tempo morto, è attesa di qualcosa che non arriva.