L'industria farmaceutica e la sanità:. l'irrisolvibile conflitto di interessi tra l'impresa privata e la salute pubblica

Pastiglie con impresso sopra il simbolo del denaro

Brezis M., "L'industria farmaceutica e la sanità:. l'irrisolvibile conflitto di interessi tra l'impresa privata e la salute pubblica" , Rivista Israeliana di Psichiatria e Scienze Correlate, 2008; 45 (2) :83-9. Affiliazione: Centro per la Sicurezza e la Qualità Clinica, Centro Medico di Hassad & Scuola di Salute Pubblica, 'Università Ebraica di Gerusalemme, Israele. E-Mail: [email protected]. Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov

Riassunto.
Un documento di fondamentale sulla teoria dei giochi ha dimostrato che la massimizzazione del profitto individuale mette necessariamente in pericolo il pubblico bene, e dal momento che il problema non ha soluzione tecnica, "si richiede un'estensione fondamentale nella morale" (1). Proponiamo qui che la salute pubblica, come un bene pubblico, emerge ora come un grave esempio di questo problema. I recenti avvenimenti e i recenti rapporti suggeriscono un crescente scollamento tra gli interessi dell'industria farmaceutica e quelli della salute pubblica. Johnson & Johnson, illegalmente ed efficacemente, hanno promosso l'uso fuori autorizzazione del Propulsid presso i bambini, nonostante i documenti interni dell'azienda sollevassero preoccupazioni per la sicurezza di questa pratica. L'evento "morte" nella prova clinica del farmaco è stato descritto come un "segreto commerciale". Su Vioxx, Topol ha scritto: "Purtroppo, è chiaro che l'interesse commerciale di Merck ha superato la sua preoccupazione per la tossicità del farmaco" (2). Sempre più sono le preoccupazioni sollevate da studiosi e dai grandi editori di riviste circa il tipo e la qualità delle prove mediche pubblicate, spesso sbilanciate verso l'efficacia di nuovi prodotti. L'industria, che finanzia oltre l'80% delle verifiche sperimentali, stabilisce un programma di ricerca guidato più dal marketing che da considerazioni di opportunità clinica. Tattiche statistiche ed epidemiologiche "intelligenti" guidano ad ottenere i risultati desiderati. I finanziamento per il marketing dei farmaci è di gran lunga maggiore che quello stanziato per la ricerca. La massiccia pubblicità indirizzata ai medici e al vasto pubblico diventa sempre più sofisticata: scrittori "fantasma", linee guida professionali, lo specifico indirizzamento a precisi gruppi di consumatori e la manipolazione dei mass-media per monitarizzazione della malattia [disease mongering, N.d.T.]. Una lobbizzazione pervasiva e legami politici limitano l'indipendenza degli organismi di regolamentazione. L'obbligo dei maggiori azionisti a seguire considerazioni atte alla tuterla della salute pubblica non è univoco per l'industria farmaceutica. Le industrie chimiche, del tabacco e dell'alimentazione condividono tattiche simili: annunciare dubbi su questioni di sicurezza, comprare ii ricercatori, infiltrarsi nelle università, nei gruppi di discussione, nei media e nelle agenzie normative. Per contro, le potenti ed economiche attività di promozione della salute, sono scarsamente supportate da industria, in quanto sono troppo a buon mercato e non brevettabili, e sono quindi notevolmente sottoutilizzati; tecnologie per modificare il comportamento (ad esempio, la riabilitazione cardiaca), le cure palliative e l'uso di vecchi, efficaci e sicuri farmaci - tutti questi strumenti potrebbero beneficiare degli strumenti del settore del marketing e della qualità. In quanto i più colpiti da queste politiche sono i malati, i poveri ei meno istruiti, i successi del libero mercato sembrano porre problemi irrisolvibili per la giustizia sociale nella sanità pubblica.

***

Brezis M., "Big pharma and health care: unsolvable conflict of interests between private enterprise and public health." , Israel Joural of Psychiatry and Related Science, 2008;45(2):83-9. Affiliation: Center for Clinical Quality & Safety, Hadassah Medical Center & School of Public Health, The Hebrew University of Jerusalem, Israel. E-Mail: [email protected]. Source: http://www.ncbi.nlm.nih.gov

Abstract
A landmark paper on Game Theory showed that individual maximization of profit necessarily endangers the public good, and since the problem has no technical solution, "it requires a fundamental extension in morality" (1). We propose here that public health, as a public good, now emerges as a grave example of this problem. Recent events and reports increasingly suggest misalignment between the interests of the pharmaceutical industry and those of public health. Johnson & Johnson illegally and effectively promoted Propulsid off-label for children despite internal company documents raising safety concerns. Death in drug trial has been described as a "trade secret." On Vioxx, Topol wrote: "Sadly, it is clear that Merck's commercial interest exceeded its concern about the drug's toxicity" (2). More and more concerns are raised by scholars and major journal editors about the type and the quality of published evidence, often biased towards efficacy of new products. The industry, funding over 80% of trials, sets up a research agenda guided more by marketing than by clinical considerations. Smart statistical and epidemiological tactics help obtain the desired results. Budget for marketing is by far greater than for research. Massive advertising to physicians and to the public gets increasingly sophisticated: ghost writing, professional guidelines, targeting of consumer groups and manipulating media for disease mongering. Pervasive lobbying and political ties limit the independence of regulatory bodies. Obligation to shareholders overriding public health considerations is not unique to the pharmaceutical industry. The chemical, tobacco and food industries share similar tactics: proclaiming doubts about safety issues, buying researchers, infiltrating universities, boards, media and legislative agencies. By contrast, powerful and cheap health promoting activities, poorly supported by industry because they are too cheap and not patented, are markedly underutilized: technologies for changing behavior (e.g., cardiac rehabilitation), palliative care and use of old, effective and safe drugs - all could benefit from industry's tools of marketing and quality. As those most affected are the sick, the poor and the least educated, free market successes appear to pose unsolvable challenges to social justice in public health.