Dramma lavoro: ormai è malattia. In 34 mila "perdono la testa".

Zio Sam ingurgita antidepressivi a manetta (vignetta)

In 34 mila “perdono la testa”. Dramma lavoro: ormai è malattia. Mercoledì 24/04/2013. Fonte: http://affaritaliani.libero.it L'INCHIESTA. Di Silvia Briga. Secondo i dati della Regione Lazio in un anno ben 41 mila romani hanno chiesto aiuto ai pronto soccorso per problemi di salute mentale legati alla perdita dell'occupazione e alle difficoltà economiche. Il 21 per cento è stato ricoverato e sottoposto a cure psichiatriche. Il record al Sandro Pertini, l'ospedale di riferimento del quadrante est della città. La Cgil conferma la sensazione di “vulnerabilità”. Confcommercio e Ordine degli Psicologi insieme per aiutare gli imprenditori in crisi. L'Istituto di Sanità alza le mani: “Non abbiamo dati sulla correlazione tra crisi economica e salute mentale ma non si può negare che in gravi periodi di recessione la depressione aumenta e così i suicidi”. Spiega Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici: “La sofferenza di una persona, il senso di impotenza, la perdita della speranza, l’incapacità o l’impossibilità di chiedere aiuto... lo scenario non sta facendo altro che accelerare qualcosa che sta già avvenendo: l’umanità è più depressa”

Perdere il lavoro. Guadagnare così poco senza riuscire a far quadrare i conti a fine mese o veder fallire la propria attività, messa in piedi con tanti sacrifici. Come si fa a non impazzire? Stress, panico e ansia sono in agguato e in questi tempi di crisi finire nel tunnel è molto facile.
Nel 2011 il rapporto dell’Asp del Lazio, l’Azienda di Sanità pubblica della Regione, ha rilevato più di 34.000 soggetti che hanno effettuato oltre 41.000 accessi al pronto soccorso con diagnosi principale psichiatrica. Di questi, sebbene quasi il 63% dei casi ha avuto come esito il rientro al domicilio, più del 21% è stato ricoverato. E tra gli ospedali romani il Sandro Pertini senza dubbio registra l’accesso più alto al pronto soccorso con diagnosi psichiatrica, con 2946 accessi, il San Giovanni è il secondo ospedale di Roma con 2191 soggetti che si sono recati nel reparto di emergenza per problemi psichiatrici.
D’altronde, come conferma una recente indagine della Cgil di Roma, 8 persone su 10 si sentono vulnerabili: spese impreviste, perdita del posto lavorativo, mancato accesso al mercato del lavoro e riduzione del tenore di vita le cause del disagio sociale. Tenendo conto, poi, che a Roma sono più di 200.000 i disoccupati, 40.000 i cassaintegrati e oltre 30.000 i precari, dare i numeri non diventa solo un gioco di parole.
L’Ordine degli Psicologi del Lazio e Confcommercio hanno deciso di affrontare la crisi economica con un protocollo d’intesa che ha l’obiettivo di fornire assistenza psicologica e psicoterapeutica agli imprenditori colpiti dalla crisi. “In particolare questa iniziativa” spiega il Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, la dottoressa Marialori Zaccaria “consiste nell’attivazione di uno sportello di ascolto psicologico gratuito presso la sede di Confcommercio Roma, destinato agli imprenditori che lo richiedano e, all’occorrenza, nell’erogazione di eventuali ulteriori interventi di consulenza psicologica o trattamento psicoterapeutico, a tariffe agevolate”. Un’iniziativa importante perché, sottolinea la dottoressa Zaccaria ,“si tratta di un problema di responsabilità sociale”.
disoccupazione precari

Che ci sia una relazione tra crisi economica e salute mentale l’Istituto Superiore di Sanità non può confermarlo perché non c’è un piano di sorveglianza ad hoc a livello nazionale: “Senza dati - spiega la dottoressa Antonella Gigantesco, responsabile del reparto Salute Mentale del CNESPS-ISS - non si possono avere certezze, ma non si può neanche negare che in gravi periodi di recessione economica la depressione della popolazione aumenta e i casi di suicidio diventano rilevanti”.
Il Rapporto Passi 2011 del Centro nazionale per il controllo e la prevenzione delle malattie, che prende in considerazione dati raccolti dal 2008, anno di avvio della crisi economica in Occidente, mette in evidenza come le difficoltà economiche siano risultate fortemente associate ai sintomi della depressione nella popolazione generale: le persone depresse nel 16% dei casi, il tasso più alto tra le caratteristiche prese in considerazione, si trova in situazioni economiche molto difficili e il 9% non ha un lavoro regolare. Sempre secondo il report, più episodi di depressione maggiore si sono avuti, più è facile averne di nuovi: circa il 50% delle persone, dopo avere avuto un primo episodio di depressione ne ha un secondo; dopo tre episodi, la probabilità di averne un quarto è del 90%. Nelle sue manifestazioni estreme, il disturbo depressivo maggiore può portare al suicidio, a causa del quale muoiono in Italia circa 4 mila persone ogni anno. E nello specifico, sono 5 le regioni con più alto tasso di persone che presentano sintomi depressivi, con in testa la Sardegna che registra il 10%, il Lazio è considerata “zona rossa” sulla cartina della Penisola, insieme alla Liguria, alla Calabria e all’Umbria, con circa l’8%.
Non tutti i casi sono collegati alla crisi ma le difficoltà economiche hanno senza alcun dubbio un peso rilevante sulla salute mentale delle persone. Come conferma anche il dottor Andrea Gaddini, psichiatra di Laziosanità Asp: “Tra il 2007 e il 2008 l’attuale recessione economica ha ampliato il problema dei suicidi in Europa, aumentati dell’7% e se l’Italia ha mantenuto un tasso contenuto rispetto al resto del continente, un incremento c’è stato anche da noi, dopo un decremento che durava da decenni, di casi tra imprenditori, professionisti e disoccupati, soprattutto al Nord e al Centro, con un rapporto che è di 3 maschi ogni donna. Ma dare numeri esatti è difficile, perché non è sempre facile sostenere che un suicidio sia legato a ragioni economiche o di altro tipo”. “Nel Lazio, dove secondo i dati Istat i suicidi nel 2010 sono stati 266 e 148 quelli solo tentati, nei pronto soccorso degli ospedali - rivela Gaddini - c’è ora un sistema di rilevamento dei tentativi di suicidio con l’obiettivo di raggiungere modelli europei di prevenzione”.
tonino cantelmi

Ma cosa c’è tra la crisi e il suicidio? Qual è l’intermediario che genera un comportamento autosoppressivo? “Tra la crisi e i suicidi - risponde il Presidente dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici, il professor Tonino Cantelmi - c’ è la sofferenza di una persona, il senso di impotenza, la perdita della speranza, l’incapacità o l’impossibilità di chiedere aiuto, in altre parole la depressione. La crisi non sta facendo altro che accelerare qualcosa che sta già avvenendo: l’umanità è più depressa”.
“Da noi il problema è considerato come uno stigma - chiarisce la dottoressa Gigantesco - la gente è più propensa a non parlarne, come se fosse una cosa di cui vergognarsi. E non è un caso se sono gli uomini a più alto rischio di disturbi mentali in situazioni economiche difficili, per il ruolo che hanno all’interno della famiglia”
E come rilevano i dati presentati dalla Società Italiana di Pscichiatria, solo il 30% degli italiani andrebbe dallo psichiatra, il 40 % ritiene che i farmaci non siano necessari per curare la depressione e il 55-65% è convinto che abbiano gravi effetti collaterali e possano indurre dipendenza. Ma il presidente della Società Italiana di psichiatria Claudio Mencacci assicura che “ad oggi gli antidepressivi non creano dipendenza, negli ultimi 20 anni sono stati fatti molti passi in avanti e tali farmaci risultano ormai di grande efficacia e tollerabilità, non registrano neanche problemi di interazioni farmacologiche, neppure in casi di disturbi depressi e di ansia in forme gravi”.
Insomma, riconoscere di avere un problema sarebbe già un notevole passo in avanti, ma la domanda che si pone il professor Cantelmi è “che società stiamo decostruendo e ricostruendo in tempo di crisi? Forse dovremmo riscoprire l’armonico ritmo dei più deboli, come autentico fondamento di una società nuova”.